martedì 29 dicembre 2020

2021

Primo ed ultimo commento sul tema, che innestiamo sul passaggio di anno.
Normalmente il passaggio di anno è una mera convenzione,
eppure quest’anno è inevitabile pensare come Gennaio fosse portatore di quella strana e lontana epidemia di Wuhan e Dicembre delle prime vaccinazioni contro la stessa.
Nel mezzo c’è la storia di una umanità, che lo scorso anno si era interessata ad una ragazzina che diceva che era ora di scendere in piazza per salvare la nostra Terra (già dimenticato?) e che quest’anno ha scoperto di essere una locomotiva in corsa, fragile, senza freni che non fossero improvvisati.
Tutto sommato abbiamo retto, raccontandoci di un anno terribile (sveglia, è solo che siamo nell’età dell’informazione e della condivisione, l’’umanità ha vissuto anni ben peggiori di questo) e pensando in un primo momento che questo fosse un'occasione di rinascita.
Siamo fatti così, pensiamo sempre che dalle tragedie scaturisca il meglio dell’essere umano e sicuramente quest’anno ci racconta di sforzi, di scienza, di cambiamenti, di solidarietà e di mille altre storie che hanno dentro il bene, il meglio di noi.
Dall’altra parte emerge fortissimo il senso di incuranza della nostra specie (l’ambiente, ricordiamo no?) che appare una enorme massa di esigenze contrapposte che vorrebbero fare ogni cosa, in sicurezza, senza cure, ma in caso di malattia essere assistite, poter svolgere vacanze e ritrovi famigliari e amicali, ma allo stesso tempo diminuendo i contagi: insomma, forse è la nostra forza e debolezza, quella imponente componente di autodistruzione che ci porta ad essere i dominatori e insieme i distruttori del nostro pianeta.
Sicuramente però dovremmo avere imparato alcune cose: che la scienza è una comunità (e non una singola persona) e che le verità della scienza sono volubili, per quanto giuste in quel momento, quasi sempre giuste in quel momento.
Che i numeri sono importanti, ma bisogna saperli maneggiare.
Che dobbiamo essere informati, ma è necessario anche uno sforzo nel comprendere, cercare, intuire.
Che non ci servono, più di tanto, le singole storie, dolorose o gioiose che siano, ma abbiamo necessità di capire contesti, decisioni, regole e confini.
Che le nostre decisioni, questo più di tutti, sono conseguenze per gli altri.
Dovremmo avere capito che questioni come la cultura, le arti, lo sport, non sono accessorie, ma quelle che colorano la vita.
Che l’istruzione non è un percorso, è una strada di vita e che non va sacrificata perché nel dibattito pubblico noi siamo gli adulti che parlano e non diamo voce ai giovani, la vera categoria a cui è stato tolto tutto in questi mesi, in particolare il crescere assieme (poco vero? pensate alle vostre adolescenze).
Dovremmo avere capito che il domani è più importante dell’oggi e che dovremmo smetterla di perdere tempo nel raccontare il passato, nel fissare istanti del momento con post o foto o stories o qualunque cosa non sia autoreferenziale.
Dovremmo essere comunità, solidarietà, mano tesa, crescita e miglioramento, quando spesso esprimiamo disillusione, infelicità e paura del futuro.
E questo 2021 alle porte sarà l’anno in cui esploderà il conflitto.
Le nostre scelte, come comportarci, il vaccinarci o meno, il seguire i percorsi che la scienza o la politica danno (o eventualmente contestarli se abbiamo elementi che ci possano portare in quella direzione) sono i temi dei prossimi mesi.
Le nostre singole scelte sono il tema dei prossimi mesi: chiedere autorevolezza, imparare a capire e approfondire, fare scelte basate su cultura e coscienza, estirpare il tarlo del dubbio e della sfiducia, essere persone che ogni giorno pensano che un gesto verso gli altri possa essere un gesto per migliorare il nostro mondo.
Facilmente vedremo altro.
Odio, differenze, rancori, polemiche, decisioni imprecise o imperfette, rabbie e ulteriori comportamenti nocivi, il noi stessi di questo mondo, insomma.
Alcune idee per il prossimo anno:
Ruotare il telefono e usare la telecamera posteriore, che inquadra il mondo, invece di quella anteriore, che inquadra noi.
Non discutere o perdere tempo sulla rete: è ormai diventato lo specchio del livore e dell’ignoranza, lasciamolo andare: non serve a niente se non a pensare di aver fatto qualcosa di utile, quando era solo uno spreco di tempo.
Non dirsi “non ho tempo” , cercando di perderne meno di tempo e trovare passioni, cercare culture, leggere libri, scoprire il mondo.
Esprimere la propria opinione solamente dove ne abbiamo competenza e in caso, cercare la competenza utile a esprimere la nostra opinione.
Pensare che sbagliare si può, che siamo tutti scale di grigi, che non siamo “fatti così” ma possiamo essere migliori, impegnarci a crescere una nuova generazione di persone che sappiano amare, invece di odiare, sappiano conoscere, invece di giudicare, sappiano leggere ed ascoltare, invece di essere orgogliosi della propria ignoranza come spesso è stato.
Immaginare un mondo dove la bellezza, la cultura, la musica, lo sport, il teatro, l’arte e le mille attività che l’uomo ha creato non siano soprammobili nel tempo rimasto ma elementi centrali delle nostre vite, altrimenti spese a fissare giochini, social network e passatempi scadenti che nulla aggiungono ai nostri momenti.
Fare qualcosa di gentile e spontaneo, ogni giorno.
Sorridere, spesso.

sabato 20 giugno 2020

The Last Of Us2

Sembra esserci un elemento chiaro: siamo, come persone, peggiori delle cose che guardiamo, ascoltiamo, viviamo.
Lo si intuisce dal fatto che da ieri è possibile “vivere” (giocare non mi pare più la parola adatta) “The Last Of Us: Parte2” che è un po' l’apice di qualche decennio di videogiochi che nella loro parte più autoriale sono ormai, più che giochi, esperienze emotive.
Guardano al cinema, alle serie tv, alla filosofia, parlano di noi e del nostro mondo e ci pongono davanti scelte o azioni con una caratteristica che nessun altro media possiede: l’interattività.
E anche se si parla di calcetto, noi sappiamo la differenza tra un gol alla televisione e il gol segnato da noi al torneo della birra del paese: è una nostra azione, vissuta.
Ora: questa opera autoriale (mi ostino a non chiamarlo gioco, pur che gioco è una parola meravigliosa) include temi adulti. Include la violenza, la vendetta, la perdita, il dolore, la rabbia.
In più, include una protagonista omosessuale.
E se la stampa specializzata ha avuto come quasi unico voto il dieci, gli utenti si sono divisi, le polemiche esplose, il popolo della rete ha scoperto il fianco alle proprie ignoranze.
E leggendo qualche commento emerge un tema (che si lega dritto al razzismo, a Floyd, alle discriminazioni), quello di parecchie persone che iniziano a dire “se in ogni gioco o film o libro o serie tv ci devo vedere una persona di colore, o lesbica o genericamente diversa mi sale la rabbia”.
In parte è vero: in questo momento storico ci sono tantissimi esempi dove chi era prima escluso è ora protagonista.
Solamente che manca un pezzo in questo discorso: stiamo iniziando a raccontare il mondo.
E il mondo è popolato da bianchi e neri, etero e omosessuali, giovani e vecchi, donne e uomini.
Ci stiamo lasciando alle spalle un mondo di ruoli predefiniti e stiamo esplorando storie che non si pongono limiti e i limiti sono dentro di noi, che ancora ci troviamo a dover scrivere che Ellie è omosessuale, quando la realtà è che ha la stessa valenza di dire che ha un naso.
Siamo ciò che siamo e ci sono autori meravigliosi che scrivono storie da leggere, vedere o addirittura vivere, come in questo caso e se siamo così ancora chiusi nel nostro mondo da non poterci identificare (o prendere il ruolo di) qualunque cosa sia lontano dai nostri elementi personali, beh siamo persone povere.
Abbiamo imparato a idolatrare maghi, supereroi, animali.
Generazioni hanno giocato a impersonare vampiri, fate o troll.
Adulti sono cresciuti immaginando astronavi nello spazi o dinosauri nelle città.
Eppure siamo ancora qui, piccoli uomini, a crederci migliori e invece ancora impantanati nell’infinita difficoltà a gestire il diverso, forse solo spaventati.
Ma il diverso è sempre e unicamente arricchimento.
Nel frattempo, c’è una esperienza meravigliosa da vivere.

martedì 12 maggio 2020

Silvia Romano: spezziamo la catena.

Dopo una abbondante decina di anni la maggior parte delle persone dovrebbero (e non hanno, ovviamente) avere capito che su tutte quelle che sono questioni come quella di Silvia Romano QUEL mondo informatico (la destra, il populismo, una certa "stampa" ) realizza queste delicate accuse con un duplice scopo: al cinquanta per cento raccoglie, indigna, semina dubbio, al cinquanta per cento crea reazioni sdegnate e spaginate di articoli pronti a gridare contro. 
Ora: è un gioco di sopravvivenza. Loro sono gli amici scemi che provocano il bullo di turno e piangono quando vengono menati, salvo ripetere la stessa scena il giorno dopo. 
E' desiderio di attenzione, è la necessità di esistere e esistere può voler anche dire pubblicare coscientemente articoli e accuse di basso livello, che in parte imbarbariscono quel piccolo pubblico, in parte consentono di mantenere una visibilità che altrimenti mai potrebbero avere.
Per cui tutte le spaginate di testo (corrette, sincere, piene di buoni valori) che state pubblicando sono in buona sostanza come dei link Amazon che portano a questa strana realtà dove tutti conosciamo un Feltri o un Sallusti mentre non abbiamo idea dei nomi di chi scrive articoli di qualità e approfonditi.
E cosa diciamo quando c'è il tema di quel provocatore scemo che poi viene menato dal bullo? Ignoralo. 
E la smetterà. 
Per cui abbiamo un fatto (la liberazione di Silvia Romano) e una sola visione sensata (che è un fatto positivo, perchè è una nostra cittadina liberata, tutto qui) e dei provocatori scemi che richiedono la nostra attenzione. 
Cerchiamo di evitare il solito errore di dargli visibilità e di percepire che con la nostra condivisione di un post di ottanta righe che spiega le nefandezze di QUEL giornalismo non serve a cambiare nessuna opinione (al massimo a farci sentire migliori, come se nel 2020 una cascata di like fosse un metro di giudizio sensato) mentre un sano silenzio interrompe la catena fatto-indignazione-controindignazione-articolisullaindignazione-editorialidelcaffè e spezza le gambe a chi ha impostato la vita sul promuovere valori negativi, violenti e irrispettosi. 
Lasciamo soli quei bulletti: sarà un mondo migliore.

2021

Primo ed ultimo commento sul tema, che innestiamo sul passaggio di anno. Normalmente il passaggio di anno è una mera convenzione, eppure qu...